| Una piuma nel vento che inconsistente le sfiorò la guancia, ecco cosa la riportò alla realtà mentre camminava smarrita per le strade di Tebe. La strappò dal suo fantasticare. Ah, che rabbia! Se solo avesse tardato di un istante la rovinosa fine sulla sua gota, forse sarebbe riuscita a terminare il suo sogno ad occhi aperti. Nei suoi pensieri, incessante il ricordo di quel bacio. Cercava di scuotersi Neferty, cercava di rivesvegliarsi da questo torpore. Si guardò in giro come una ladra d'immagini. Non voleva che la vedessero così. Non la bella Iset, la piccola Kore e tutti quelli che l'avevano vista fissare il vuoto con aria ebete. Continuava il suo cammino indifferente a ciò che la circondava. Ogni cosa le passava accanto come accellerato e la sua mente non ne registrava le informazioni. Chi l'avesse vista da fuori avrebbe probabilmente pensato che quella ragazza che si muoveva leggiadra ma scordinata stesse fluttuando verso la pazzia. Improvvisamente una macchia scura offuscò la sua visuale. Qualcosa giaceva a terra, esanime. Neferty fece uno sforzo enorme ma si concentrò sul ferito. Lei non era capace di negare soccorso a nessuno, quindi si risvegliò dal suo stato confusionale e corse verso la figura stesa a terra. Il suono dei suoi calzari le rimbombava nelle orecchie, nel momento in cui si rese conto, quasi per sbaglio, che quel corpo a terra emanava un'aura famigliare. Un cane continuava a latrare sommessamente, vicino al corpo che sembrava una statua. La sacerdotessa si avvicinò tanto da poterne scorgere le fattezze, riconoscerne l'identità. Quando seppe che quello riverso a terra era Nitram si portò ancora più vicino a lui e una volta raggiunto il poverino gli si inginocchiò accanto e lo prese in braccio. Non sembrava svenuto, ma profondamente addormentato. Non era nemmeno morto, lo capì grazie ad un leggerissimo battito che proveniva dal suo corpo e da quell'aura famigliare che brillava oltre ai confini carnali del sacerdote. Provò a chiamarlo: - Nitram, Nitram svegliati!- Ma sapeva che era inutile, lo capiva. Una magia potente lo teneva tra le sue briglie e non l'avrebbe lasciato tanto facilmente. Lei lo avvertiva, sentiva questo potere immenso. Gli accarezzò i capelli, cercò di pulirgli con la propria veste il viso sudicio. Lo guardò, ammirò i suoi linementi perfetti, la bocca che poche ore prima aveva baciato. - Oh...- sospirò incredula. Come poteva l'Alto Sacerdote di Horus essere stato punito così duramente? E da chi? Un'idea cominciò a farsi strada nella mente della ragazza... Che fosse stato Horus in persona? Ma per quale motivo? si chiese. Percorse il suo corpo con la mano, cercando di tirar via la sabbia del deserto che già si era posata sulla veste di lui. I muscoli, la sua pelle, tutto era perfetto e in quel momento Neferty fu colta da una mestizia talmente grande da risultare insopportabile. Sopraffatta dal sentimento cominciò a singhiozzare sommessamente per lui. Come faccio ora ad aiutarlo? si domandò disperata. Lo strinse forte a sé, cercò di respirarne l'odore, e straziata dal dolore si mise a pregare tra le lacrime. - Amon. Amon vi prego. Datemi la forza di salvare questo giovane. Io conosco il suo cuore, so che non è cattivo. Qualsiasi cosa abbia fatto sono sicura che merita il perdono divino. Non voglio essere presuntuosa e non voglio giudicare l'operato degli Dei, ma vi prego Padre, intercedete presso il Grande Horus affinché il suo sacerdote ritorni alla vita. Sono disposta a pagare il suo debito per lui. Farò ogni cosa che mi chiederete ed espierò nel deserto se dev'essere. Ma vi scongiuro con tutto il cuore e con tutta me stessa, abbiate pietà di lui!-
Edited by Neferty - 18/10/2006, 08:50
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