| ¤ª"˜¨¨¯¯¨¨˜"ª¤ ¤ª"˜¨¨¯¯¨¨˜"ª¤ ¤ª"˜¨¨¯¯¨¨˜"ª¤ ¤ª"˜¨¨¯¯¨¨˜"ª¤ ¤ª"˜¨¨¯¯¨¨˜"ª¤
Iset osservava assorta la Luna, poggiata al davanzale del terrazzino della propria camera da letto. Indossava una larga tunica di seta bianca, trattenuta sulle braccia da tre spille per lato, ma che le lasciava le spalle scoperte, sino all'attaccatura del seno. Odiava sentirsi costretta, seppur in stoffe pregiate, quando era a letto.
Si sentiva stanca e spossata. Troppe novità, troppe verità rivelate e troppi nuovi problemi... E non si trattava solo dell'aver scoperto di essere una Dea... Il chè ragionandoci attentamente ( ma nemmeno tanto), già di per sé era un ottimo motivo per lasciarsi andare a terrore e panico... E invece no, ci si mettevano anche problemi "umanissimi" che le straziavano il cuore. L'affetto e la preoccupazione per sua sorella, l'amore per il Faraone che ancora non riusciva a comprendere, come se le nascondesse qualcosa... E poi giustamente la rivelazione di Ophois, proprio quel che ci mancava... Sospirò affranta, abbassando lo sguardo. Avrebbe tanto voluto poterne parlare con qualcuno, sfogarsi, sentirsi capita... Ma ciò non era possibile, non poteva chiedere tanto. Le spettava un compito gravoso che, molto probabilmente, avrebbe dovuto affrontare da sola.
Si strinse nelle spalle, sfregandosi le braccia con le mani, quando un brivido la colse e rientrò in camera. Rivolse una preghiera a Bastet, le cui statue la vegliavano sempre, all'entrata di quella e di tutte le stanze dell'appartamento. Si infilò nell'enorme ( forse troppo...) letto e chiuse gli occhi, allontanando tutti i pensieri. Scivolò ben presto nel sonno... E ben presto, incominciò a sognare... No, a ricordare... Erano scene che aveva vissuto...
Era quella mattina... Si vide incontrare la cugina ed il Sacerdote, parlare loro e poi prendere la cugina a braccetto e farsi guidare verso i suoi appartamenti per un tè... Ma non avevano mai preso quel tè... Perchè? Oh, vero... E' successo qualcosa nella sala di Amon... Ma cosa.... ? Era lei, Sekhmet, era lì. L'aveva trovata. Ed ora Neferty rischiava la vita a causa sua, solo per il fatto di conoscerla.
- SONO QUESTE LE PERSONE CHE DOVREBBERO DIFENDERTI? CHE DOVREBBERO STARTI VICINE? UNA AD UNA MORIRANNO STANNE CERTA. SEI INSOLENTE E QUESTA È LA PUNIZIONE CHE MERITI.-
Le immagini si susseguivano, vivide, ricche di dettagli, sentiva ancora il freddo della stanza, gli odori... E la paura...
- UNA CONCUBINA. SEI SOLO UNA MERETRICE DEL FARAONE CHE AVREBBE PREFERITO NEFERTY A TE! NON SEI NULLA PER NESSUNO. NON TI RENDI CONTO CHE NON VALI NIENTE PER I TUOI COSIDETTI AMICI? CHE TI VEDONO SOLO COME UNA RICCA E VIZIATA BAMBINETTA?-
E si, anche la rabbia, le parole di Sekhmet l'avevano ferita più di quella lama... Già, eccola ora legata, sull'altare sacrificale, mentre sperava che la Dea del Male la smettesse di torturarla, per ucciderla subito... E poi la preghiera di quell'uomo, l'intervento di Horus, Amon e Upuaut... La sua voce, la conosceva... Le era così dolce e familiare...
- Stà calma piccola. Ora ci sono qua io e non permetterò che ti faccia ulteriormente del male.-
No, è vero... Sapeva che l'avrebbe salvata... Ed ora ecco che guariva anche le sue ferite... Ma quella sensazione di calore che sentiva... Non arrivava dall'esterno... No, era dentro di lei. Era lì. Era Ma'at. Viva. Mentre Neferty ora giaceva morta, pianta dal suo amore... A causa sua.... No avrebbe fatto certamente qualcosa... L'avrebbe salvata. I restanti ricordi la sommersero come onde marittime, schiacciandola contro gli scogli.
Si svegliò con uno straziante grido di terrore, lacerando il silenzio della notte. Quando le ancelle e Carite entrarono, trovarono Iset rannicchiata in un angolo del letto, che si teneva la testa con forza e singhiozzava senza sosta... Carite, cresciuta nel Tempio del Dio greco Apollo, aveva visto simili reazioni solo in donne che avevano avuto la maledizione della preveggenza. E conosceva troppo bene la sua piccola Iset per sapere che a terrorizzarla tanto, non era un sogno, ma la realtà. La fanciulla continuava a piangere, non curandosi o forse non sentendo le voci che la chiamavano, poggiando ora gli avambracci sulle ginocchia e nascondendoci il viso...
Edited by Iset - 29/11/2006, 09:58
|