Finalmente al Tempio., Al cospetto della Regina.

Iset comprendeva l'imbarazzo della giovane.
Le ancelle la fecero accomodare dinanzi alla toeletta, mentre Carite osservava rapita il piccolo Principe che si agitava vivace nella culla.

" Vieni, avvicinati Maya.."

Le fece un lieve cenno con le dita, invitandola a muovere qualche passo verso di lei.

Iset tenne gli occhi chiusi, il tempo necessario alle ancelle di truccarle gli occhi con hennè e polvere dorata.
Gli occhi ora parevano ancor più felini e profondi.
Capì l'incertezza della giovane e le parlò nuovamente.

" Avvicinati Maya, voglio guardarti negli occhi.
Che tu non sia ricca o egiziana o ancora non abituata alla vita di corte, per me non costituisce una mancanza.
Troppo spesso le nobili che vorrebbero entrare nel mio seguito spargono calunnie per eliminare le concorrenti e si dedicano all'ozio, rifacendosi alle memorie passate della propria famiglia, per giustificare l'apatia odierna.
In una persona cerco bontà d'animo e purezza di cuore. E' il valore dell'individuo che conta per me, null'altro."

Le spiegò con dolcezza, tuttavia dalle sue parole trasparivano decisione e severità. Non avrebbe ammesso mancanze o compprtamenti malevoli.

Le due ancelle terminarono di truccare la Regina.
Sul suo collo delicato, avevano abilmente nascosto dei lividi che forse risalivano all'attacco di Sekhmet a palazzo. Loro non potevano saperlo e mai avrebbero chiesto alla Regina spiegazioni.
Quest'ultima si volse verso Maya e ne fissò intensamente gli occhi, Grandi ed umidi, di una dolcezza malinconica. Iset li osservava con cura, quasi che ne volesse scorgere ogni riflesso o che volesse leggere l'anima che celavano.
Infine, mentre Iras e Lita prendevano a pettinarle i capelli, chiese con dolcezza a Maya

" Perchè non ti fai indicare da Carite dove sono i bracciali che dovrò indossare?"

Era una semplice richiesta per un'acella, ma sottintendeva molti e molti significati. Una simile fiducia era raro che venisse concessa ad una giovane anciulla appena giunta a palazzo.
Ma la Regina appariva sicura e pacata e sorrideva a Maya con tranquillità.

Fissò l'espressione di Carite che vedeva ben riflessa nello specchio.
Fissava ora la Regina, ora la giovane ancella. Infine si mosse come un automa, aprendo uno dei bauli e mostrando uno scrigno finemente intagliato che aprì poggiandolo sul letto. Si poterono scorgere le gioie più preziose e fini, degna di una Regina.
Iras e Lita avevano diviso la chioma della Regina in tre larghe ciocche, all'altezza dell'attaccatuta dei capelli.
Ne portarono due in avanti ed i capelli erano tanro lunghi da arrivare a coprire i seni.
Ne nascosero le punte, racchiudendole in fermagli d'oro.

" Dimmi Maya, quanti anni hai?"

Un mezzo sorriso soddisfatto le alzò un angolo della bella bocca.
La ragazza si stava comportando come sperava.
Carite le porse i bracciali con pietre di diaspro ed ametiste che avrebbero ornato i polsi e le braccia sottili della Regina.

" Da quanto tempo sei quì in Egitto?"

Le domandò nuovamente,

" E sei sola?"

La fissava negli occhi. Erano semplici e cortesi domande, forse un poco banali in apparenza. Ma non per Iset. Aveva imparato da tempo a studiare ogni dettaglio della conversazione di chi aveva di fronte.
Le fece cenno di avvicinarsi per portarle i bracciali.

Prese i bracciali direttamente dalle mani della giovane, indossandoli da se.
Erano bracciali semi rigidi di squisita fattura e ne indossò due per braccio, una coppia circa quattro ditta sotto i gomiti, l'altra ad altrettanta distanza dalle spalle.
Si alzò in piedi, di fronte alla fanciulla e le sorrise fissandola negli occhi.

" Alloggerai a palazzo?"

Le sorrise teneramente.

" Non siamo in Grecia, ove le donne vivono recluse in ginecei. Quì hai tutta la libertà che può essere concessa ad un essere vivente. Potrai quindi decidere se alloggiare a palazzo oppure rimanere dove vivi ora e passare solo le tue giornate a palazzo."

Le spiegò con calma.
Si avvicinò al secondo baule, ancora chiuso. Le venne aperto inanzi ed una stretta le serrò il cuore.
Il copricapo d'oro che simboleggiava le spoglie dell'avvoltoio. Il simbolo della sua maternità. Lo avrebbe portato sotto la corona, dalle due alte piume. Rimase un istante in contemplazione dei simboli che l'avrebbero resa riconoscibile come Regina. La madre e la sposa del Dio.
Sapeva bene ormai che erano molto più pesanti di quanto non apparivano. Ma fu con mani decise e ferme che li raccolse, uno per uno, indossandoli da se.