| Eccolo dunque, il gran giorno era infine arrivato. L'alba era sorta sul dì che l'avrebbe vista Sposa e Regina, ma Iset già da tempo contemplava il cielo che si era schiarito dinanzi al suo sguardo. Era stata una nottata di riflessioni e promesse fatte a se stessa. Si, quel giorno donava tutta se stessa all'Egitto, pronta non solo a governarlo, ma anche e soprattutto servirlo. Sapeva che regnare non era un diritto che acquisiva con il matrimonio ma un dovere che si sarebbe faticosamente guadagnata, conquistandolo con l'amore. Non avrebbe sperperato o tenuto per se le sue ricchezze, poichè non le possedeva: la Regina, al pari del Faraone aveva il compito di amministrare per gli Dei la loro terra benedetta ed impedire che anche uno solo dei figli dell'Egitto, patisse la fame a causa della loro incuria. Lo promise a se stessa ed agli Dei e più tardi l'avrebbe promesso dinanzi ai mortali. I preparativi iniziarono prima dell'alba. Iset, ormai giunta quasi al termine della grvidanza, si lasciò preparare con docilità. Il bagno fu più lungo del solito e compiuto alla presenza di una sacerdotessa, comprendendo l'utilizzo di sali e lo spargere di incenso sacro, in modo da purificare la giovane, allontanando tutte le energie negative ed il suo passato. Quel giorno Iset rinasceva e come quando era venuta al mondo, doveva risplendere di luce e purezza. Le furono profumati i capelli, mentre i sistri avevano preso a suonare nelle stanze adiacenti. Fu truccata con particolare cura, l'oro con cui dipinsero la palpebra era il più puro e prezioso, il nero che sottolineò l'occhio il più vivido e profondo. I capelli furono lasciati sciolti e fluenti, solo le ciocche che altrimenti le sarebbero cadute dinanzi al viso, furono pettinate all'indietro e fermate con un fermaglio d'oro. Ora i capelli della fanciulla ben tirati ai lati del capo, sopra le orecchie, senza il minimo difetto, erano un manto nero, lucido e setoso che le ricadeva sino ai fianchi e che profumava di gigli. Indossò allora la tunica. Stretta ed aderente sino alla vita, metteva in risalto il seno, con una profonda scollatura, fermata da una fascia d'oro, da cui partiva, larga e plissettata, il resto della veste, che cadeva lunda e fluente a coprirle i piedi che calzavano sandali bianchi, come la veste. Pochi gioielli ne avrebbero sottolineato la femminilità quel giorno. Due bracciali rigidi di diaspro ed un sottile collare di turchese. Il momento si avvicinava sempre più. Il Faraone l'aveva rassicurata mille e mille volte circa la sua scelta e non aveva più dubbio che la sua, si trattasse di un ripiego. L'aveva scelta poichè l'amava ed il suo cuore così gli aveva parlato. Perchè per Iset stava in quello, la gioia maggiore. I titoli di cui si sarebbe fregiata da quel giorno la coprivano d'onori ma la vera felicità stava nel divenire la sposa del suo amore. Gli sarebbe sempre stata al fianco ed avrebbe diviso con lui il pesante fardello della corona. Prese a respirare lentamente, concentrandosi sul ritmo della respirazione, allontanando paure e dubbi che si tendevano per ghermirla. Si rilassò dopo poco, riaprendo gli occhi, illuminati da una nobiltà non comune, mentre attendeva con pazienza che la venissero a chiamare.
Edited by Iset - 9/11/2007, 16:04
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