| Tutto quella notte era pronto, poche ore mancavano al sorgere del Sole, i servitori avevano lavorato duramente per tre giorni, ma il palazzo era pronto per accogliere l’evento che tutti attendevano con spasmodica eccitazione. La Festa dell’Ubriachezza, sarebbe cominciata solo fra poche ore, intanto i cuochi di corte stavano finendo di preparare le più gustose leccornie che il palato più fine avesse mai assaggiato. Le stanze erano state preparate tutte con vistose riproduzioni di RA dorate, che spiccavano solenni dietro dei drappi color sangue. Gli ultimi preparativi si ultimarono tra la febbrile eccitazione di tutti. Dei grandi bracieri erano stati posti alle estremità della sala principale, i tavoli formavano un grande cerchio al centro sarebbero stati dati vita spettacoli con la raffigurazione di RA che trasformava la birra in sangue, a sberleffo di Sekhmet, la quale sconfitta sarebbe stata li a guardare mentre tutti trangugiavano sprezzanti, il prezioso sangue di cui tutti sapevano ella si cibasse. Per l’occasione Thutmose si era fatto dipingere il corpo del colore di RA a simboleggiare la sua potenza, il nudo petto presentava la collana con le effigi del Dio, mentre alla vita portava il cingilombi bianco e bordato d’oro. Non portava sandali quel giorno, voleva rendere onore alla terra su cui poggiava ogni giorno la sua esistenza. Nelle mani saldi, i simboli del suo potere e in testa le due corone si stagliavano imponenti decretando la sua autorità sull’Alto e il basso Egitto. Nell'Egitto di Thutmose, ordinariamente i templi di occupavano della redistribuzione di derrate alimentari e di altri prodotti a loro affidati, poichè sin dalla nascità della civiltà faraonica, la Regola di Ma'at, fragile Dea della Giustizia e della Verità, esigeva che ogni bambino o uomo della terra benedetta dagli Dei non mancasse nulla. In quel giorno di festa, in ogni Tempio erano stati organizzati banchetti ai quali tutto il popolo potesse partecipare. Sarebbero stati distribuiti pane fresco e d'orzo, legumi freschi con costate di manzo e maiale arrostite, agnello alla griglia con uva passa e ceci ed a seguire frutta prelibata e dolci al miele. Tutto sarebbe stato accompagnato da boccali di birra tinta di rosso e vino dalla Cantine Reali. Aldilà della festa in se, quella era un'ottima occasione per cementare l'amicizia che regnava nel popolo egiziano. Ai vertici dello Stato al Faraone, che era al contempo timoniere che indicava la rotta e Capitano che garantiva l'affiatamento dell'equipaggio, spettava l'obbligo di gettare le basi di quella solidarietà che era la manifestazione giornaliera di Ma'at e che, senza la quale, la società si sarebbe dilaniata vittima dei propri conflitti interni. Sulla sommità del palazzo venne dato fuoco ai grandi bracieri, le cui fiamme si stagliarono alte verso il cielo, rischiarando la notte e dando a tutti il via alle festività, erano così alte che tutti nella città avrebbero visto il segnale. Tutti i templi avrebbero dato fuoco ai loro bracieri in modo da fare eco al segnale, in tutto l’Egitto sarebbero stati arsi i fuochi da li a pochi attimi ancora.
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