Ritorno a casa

Sisila aveva vagato a lungo per le terre dell'Africa e si era spinta fino al lembo di terra più a sud.
Aveva sterminato migliaia di persone e seminato una scia di sangue lungo il suo cammino.
E ne era fiera.
Grazie al volo era in grado di percorrere grandi distanze in pochissimo tempo e proprio grazie a questo potere era riuscita a visitare e penetrare luoghi abbandonati da secoli o che non erano mai stati visitati da nessuno. Il lungo viaggio era finito quando aveva deciso di tornare a casa. Le comodità della sua vita da ricca e nobile vampira le mancavano, a discapito del desiderio di avventura.
Chissà quante cose erano cambiate in sua assenza ad Assuan.
Contava di ritrovare i vecchi amici, quelli di sempre, e il suo amatissimo signore oscuro.
Ah, come le era mancato Gyasi! Non vedeva l'ora di riabbracciarlo!
Planò dolcemente e silenziosamente sul pavimento della torre più alta e si incamminò a piedi giù per la scala a chiocchiola e per i corridoi che conducevano ai suoi alloggi.

Era notte e Neferty stava camminando per il castello.
Ormai aveva preso a dormire di giorno e girovagare di notte. Non sapeva perchè, ma trovava che in quel posto tutto avesse un fascino diverso dopo l'imbrunire.
Non che Gyasi dormisse durante il giorno! Anzi, se lei glielo chiedeva trascorrevano ore insieme e per la sacerdotessa questo era un bel vantaggio! Poteva stare con il suo amore quando voleva! Ma in quel mentre Gyasi era a cacciarsi la cena.
La ragazza scosse la testa, cancellando quel pensiero, quando un debole fruscìo alle sue spalle le rivelò la presenza di un non morto. Neferty si girò, spaventata.
Ancora non si era abituata a quella situazione.

- Chi va là?-

chiese titubante.

La vampira sorrise.

- Carne fresca.-

mormorò sarcastica.

- cosa ci fa una dolce fanciulla spaurita in un posto come questo?-

aggiunse sghignazzando.

- La mamma non ti ha spiegato che andare in giro di notte da sola è pericoloso?-

incalzò ridendo in modo malvagio.

- Sei in trappola piccola. Preparati a fare la fine che meriti...-

terminò la conversazione e con un balzo le fu dietro, la afferrò per il collo e scoprì i canini.
La giovane non avrebbe avuto il tempo per ribattere. Qualsiasi fosse stata la sua spiegazione, a Sisila non interessava.

- No io...-

riuscì a mormorare nonostante la stretta che la soffocava.

*Gyasi...aiutami!* pensò mentalmente, vinta dalla paura.

-Gyasi?-

chiese Sisila allentando la presa.

- Come fai a conoscere il padrone di questo castello? Cos'hai tu da spartire con il nostro re?-

chiese tenendola sempre ben stretta da dietro le sue spalle.

Neferty tremò.
La vampira non sembrava a conoscenza del perchè fosse lì, quindi rappresentava una minaccia. Forse tornava ora a casa dopo un lungo viaggio, pensò la giovane.
Come faceva a farsi ubbidire se Gyasi stesso non glielo aveva comandato?

- Io vivo qui ora. Gyasi è il mio fidanzato!-

disse debolmente, tenendosi la gola con una mano per evitare che la creatura la stringesse nuovamente così forte.

- Cosa?-

gridò istericamente Sisila.

- Piccola sgualdrina. Come osi affermare una cosa simile? Il mio padrone non permetterebbe mai ad una come te di catturare il suo cuore. Tu sei solo cibo per noi. Chiaro?-

disse scaraventando il suo corpo contro la parete di fronte.
Neferty cadde a terra con un gran tonfo e si udì il rumore di ossa rotte.

- Ne ho abbastanza di te. Ora ti ridurrò ad un ammasso di carne prosciugata e poi andrò a salutare Gyasi, il mio Gyasi.-

La vampira era su tutte le furie.
Si avventò contro il corpo inerme della giovane e questa volta affondò i suoi canini nella giovane carne del suo collo.
Un fiotto di sangue le riempì la bocca e Sisila si calmò, banchettando allegramente con quella ragazza. Non l'avrebbe prosciugata subito, voleva divertirsi a torturarla ancora un pò.

Neferty sentì un dolore acuto invadergli il petto, mentre cadeva a terra come un sacco di patate. Sapeva di essersi rotta qualche costola, perchè faticava a respirare.
Non sapeva più cosa fare, era disperata.
Chiamò ancora aiuto a Gyasi e fu l'ultima cosa che riuscì a fare prima di cadere nell'oblio. A qul punto, proprio prima di lasciarsi andare, si rese conto che la non morta l'aveva aggredita e si stava cibando del suo sangue. Poi tutto fu buio...

"Com'è buono questo sangue!"

pensô Sisila, passandosi la lingua sulle labbra madide del liquido e gustandosi golosamente il sangue che aveva in bocca. Stringendo le guance se lo faceva colare in gola, dove lo assaporava più volte prima di ingoiare.

"Raramente ho provato un sangue migliore. Ottima preda!"

si congratulò.
Era proprio soddisfatta Sisila e non si sarebbe fermata fino a quando non ci fosse più stato nulla da mangiare.