Ankhnut |
|
| Il piccolo palazzo si erigeva fiero e spettrale tra le strade buie dalla città morta di Assuan. Da secoli quella era stata la dimora di dama Ankhnut, la "straniera venuta da lontano", come amavano chiamarla i suoi amici. Davanti al palazzo c'era quello che doveva considerarsi un giardino, circondato da un recinto murato. Tra le aiuole di sabbia vi erano strane statue di pietra raffiguranti fanciulle che si rincorrevano. Uno stretto sentiero lastricato collegava l'entrata del palazzo col nero cancello di ferro, un materiale prezioso per quei luoghi.
Appena si entrava nel palazzo la scena cambiava....
Un piccolo cortile dava accesso a tutte le stanza, al centro una fontana zampillava acqua. Chiunque ebbe l'onore di accedere al palazzo si chiese da quale pozza provenisse l'oro trasperente, geloso segreto della sua padrona. Piccole aiuole mostravano fiere i propri variopinti fiori, il cui profumo saliva fino ai balconcini del piano superiore. Ogni stanza era coperta da magnifici tappeti e vi erano mobili di legno pregiato. Bottiglie in vetro lavorato e piccole statue d'alabastro erano poste su appositi tavolini e in alcune stanze grandi cuscini di seta erano adagiati sui tappeti. Scendendo le scale per andare nelle stanze sotterranee si aveva l'impressione che l'aria diventasse gelida e le pareti non trasmettevano più calore e conforto. Giù, sotto i tappeti i mobili e i monili, c'erano le stanze dei cuccioli. Quando Ankhnut decideva di volere una nuova bambola da accudire, si recava nella casa al Il Cairo e pazientemente cercava la prescelta. Poi la conduceva lì e la cresceva, evitandole la luce solare e portandole sangue fresco. I suoi cuccioli si ritenevano fortunati, a pochi erano concesse quelle grazie nei primi anni di "vita".
Ankhnut amava passeggiare tra quelle stanze, ancor più avere ospiti e spesso cercava di organizzare feste dove offriva giovani vergini ai suoi amici e dove le notti non passavano mai....
|
| |