Il Ritrovamento della Sacerdotessa

Iras e Lita, le ancelle della nobile Iset, tornavano dalla dimora della famiglia Shemei, recanti messaggi e doni per la loro padrona.
Giocavano e ridevano, seppur cariche di uno scrigno ciascuna.
Lita aveva la vista migliore e si bloccò subito.

Una donna giaceva riversa a terra, chissà forse era solo ubriaca, ma sarebbe stato più dignitoso controllare.
Si avvicinarono caute ed entrabe sobbalzarono, constatando che la donna era la cugina della loro signora, Neferty!
Lita si accasciò al suo fianco e si portò la sua testa sulle gambe. L'alito non puzzava di alcol, si misero così alla ricerca di un segno della causa del malore della Sacerdotessa. E quando trovarono il morso di un serpente, non ci furono bisogno di parole. Iras, la più veloce, lasciati gli scrigni si mise a correre a perdifiato verso il palazzo.

Lita continuava a cercare di svegliare la Sacerdotessa.

Iset avvertita da Iras, aveva recuperato tutto ciò che poteva servirle e correndo quanto più veloce le permettevano le gambe, arrivò dove ancora stava Lita che teneva il viso della Sacerdotessa fra le mani.
Iset le osservò attentamente la pupilla, le tasto il polso e controllò il morso. Solo due i fori dei denti veleniferi, i segni degli altri denti, andavano già scomparendo. La zona intorno al morso era gonfia ed arrossata, tendeva al cianotico vicino al segno dei denti. Non c'erano dubbi che fosse il morso di un'aspide.

Una guardia che le aveva seguite sin lì, le fissava sbalordito.
* Va a cercare del vino...* Gli disse Iset, ferma e presente. Aveva portato l'astuccio con i suoi antidoti. Ne trasse una radice, di una pianta dei deserti orientali che mescolò al vino. La guardia era tornata con quella che doveva essere una delle abitanti delle case poche distanti ed il vino chiesto dalla giovane.
Mescolò con cura gli ingredienti e, tenendo sollevata la testa di Neferty, le versò nella gola l'antidoto.
Una volta al riparo le avrebbe spalmato un unguento sulla ferita. Ma ora doveva attendere che la cugina si svegliasse.

Delle voci lontane e indistinte.
Ecco cosa avvertì Neferty mentre si risvegliava e cercava di mettere a fuoco ciò che la circondava. Si sentiva smarrita e febbricitante e stava cercando di capire come mai tanta gente le stava attorno, quando intravide il dolce viso della cugina.
- Iset...- mormorò debolmente.

Le posò gentile un dito sulle labbra * Sssh, è tutto a posto Neferty, rimani sveglia, ti chiedo solo questo.*
Si rivolse alla guardia, facendogli cenno di avvicinarsi.
Era una fortuna che l'avesse seguita, almeno poteva portare lui, Neferty.

Si incamminarono verso il tempio, con passo spedito.

Neferty sentiva i leggeri scossoni che procurava l'ondeggiare dell'uomo ma non vi fece caso. Appoggiò la testa al petto di lui e cercò di concentrarsi a rimanere sveglia...

* Neferty, apri la bocca...*
Le disse Iset ad un certo punto, fermando quel bizzarro corteo.

La sacerdotessa si sforzò di fare ciò che le veniva chiesto ed aprì la bocca, girando la testa verso Iset...

Le infilò sotto la lingua, una piccola sfera di metallo.
Il fastidio, il sapore e la temperatura erano abbastanza sgradevoli da tenerla sveglia.
* Non la inghiottire.*

- Bleah!- riuscì ad articolare per lamentarsi.
Che roba era?
Neferty non ne aveva idea e poi le girava la testa. Non aveva voglia d'indagare...ma una volta che sarebbe stata bene avrebbe chiesto ad Iset cosa fosse quella cosa così disgustosa...