Isis

L'ARABA FENICE

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Neferty
view post Posted on 27/10/2006, 08:58





Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu (dal verbo BENU che significa risplendere, sorgere o librarsi in volo), che poi nelle leggende greche divenne la Fenice (da PHOINIX, che significa "rosso" o "albero solare"). Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume - una rosa e una azzurra - che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo). In Egitto era solitamente raffigurata incoronata con l'Atef (la Corona Bianca dell'Alto Egitto, con due piume di struzzo per lato: la corona di Osiride) o con l'emblema del disco solare.
Gli antichi la identificavano col fagiano dorato, tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturata una nella Bibbia, con l'ibis; alcuni, col pavone; altri, con l'airone rosato o l'airone cinereo- basandosi sull'abitudine degli antichi Egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo sopra il salice sacro di Heliopolis, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza. [Va detto che gli egizi conoscevano meglio di certi studiosi di oggi la differenza abissale tra "rappresentare" e "identificare": nessuno di loro si sarebbe mai sognato di dire che la Fenice è un airone!] Il volatile più idoneo a rappresentarla invece ritengo sia la garzetta: una specie di uccello affine all'airone, di cui numerosi esemplari vennero sterminati solo perchè i loro ciuffi costituivano le "aigrettes" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive.
Il Bennu che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema - tanto che nel tardo periodo il geroglifico del Bennu veniva impiegato per rappresentare direttamente Ra. [In Egitto, i BA di tutte le divinità erano simboleggiati da animali. Il BA di Iside, ad es., era un gatto.] Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al giubileo regale. Ed essendo colei che ri-sorge per prima, venne associata al pianeta Venere - che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar" (Asar è il nome egizio di Osiride, che si dice avesse rivelato al Bennu il segreto della vita eterna), e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione: «Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat [l'oltretomba]. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»
Come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. (Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul salice, albero sacro ad Osiride). Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale e - come narra il mito della creazione - fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale (sulla quale fu poi edificata la città di Heliopolis) che all'origine dei tempi sorse dal caos acquatico. Si dice infatti che il Bennu abbia creato sé stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Heliopolis.
Una splendida immagine della Fenice nel cielo.
Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e ri-sorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta (da cui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima - ed anche al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una Fenice", ossia qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico): era sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo appartato, nascosto ed introvabile - citando il ben noto adagio di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III): "Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa". Ogni mattina all'alba faceva il bagno nell'acqua [simbolo alchemico delle emozioni] e cantava una canzone così meravigliosa che il Dio del sole arrestava la sua barca (o il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla. Talvolta visitava Heliopolis (la città del sole, di cui era l'uccello sacro), e si posava sulla pietra ben-ben: l'obelisco all'interno del santuario della città (nota originariamente col nome di "Innu", che significa "la città dell'obelisco", da cui il nome biblico On).
Quando, dopo aver vissuto per 500 anni (secondo altri 540, 900, 1000, 1461 / 1468, o addirittura 12954 / 12994), la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e vi accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo - grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva, che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodichè il feniciotto, giovane e potente, volava ad Heliopolis e si posava sopra l'albero sacro, "cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra" - peraltro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (=il Suono divino, la Musica) che animò il dio Shu.
Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro nell'esodo (VIII secolo a.C.), e uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo: «Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono a Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarli sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.»
Proprio a questo approssimativo resoconto di Erodoto dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Secondo la versione fornitaci da Ovidio, invece, la Fenice «.. si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla e il sepolcro del genitore) e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole.»
La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché del compimento della Trasmutazione Alchemica - processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale). Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo [presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte], e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte.
Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham).

SI DICE INOLTRE:

-che la Fenice, dal momento che si crea da sé, non può avere alcun Maestro.

-che, essendo un uccello unico (ne esiste soltanto una per volta), è un essere solitario.

-che può vivere centinaia d'anni, ma sempre da sola, senza nessuno dei suoi simili ma può stringere ottimi legami con le altre specie del luogo in cui si trova.

-La Fenice protegge la Terra....che, pur essendo lo scopo della sua vita quello di riportare la felicità sulla Terra, lei stessa ha dovuto rinunciare alla sua felicità personale e alla possibilità di avere un compagno, ma può amare coloro ai quali si affeziona.

-Queste le piramidi che furono dedicate alla Fenice: quella di Cheope, presso Giza, detta "dove il sole sorge e tramonta"; ad Abusir, le tre - Sahure, "splendente come lo spirito-Fenice"; Neferikare, "dello spirito Fenice"; e Reneferef, "divina come gli spiriti-Fenice".

-La costellazione della FeniceLa costellazione della Fenice (abbreviazione: Phe) è una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).

-Un’interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice, è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i parassiti col fumo. [E in effetti la Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a liberare il mondo dal male - i parassiti, appunto - bruciandolo col Fuoco Spirituale.]

 
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