| Iset camminava lentamente per i Giardini, in cerca di un barlume di pace che le potesse finalmente chetare l’animo, turbato da eventi che avevano dell’incredibile. Il sogno ( o meglio i ricordi...) della notte precedente l’aveva lasciata ancora sconvolta.
Vestiva una tunica bianca, dai ricami color porpora, estremamente semplice. Il corpetto le aderiva al busto, sottolineandone le curve armoniose e la sensuale scollatura, mentre la lunga gonna aveva un profondo spacco ai lati, da cui si intravedevano le sinuose gambe ad ogni passo. Portava al dito medio, della mano destra, l’anello di Horus, che ancora la incantava, con i suoi splendidi riflessi, un bracciale in oro e ametista le stringeva il braccio, all’incirca quattro dita sotto il gomito. I capelli erano sciolti, ornati di fiori di loto e le ricadevano, come un manto di velluto, sulla schiena, sfiorandole ormai i fianchi. Teneva fra le mani, una sottile pergamena, con cui giocherellava, che ogni tanto apriva e rileggeva, per poi tornare, quasi rincuorata, ai propri pensieri.
Nebi, la Sfinge le aveva detto che a Palazzo sarebbe stata al sicuro, come al Tempio di Amon… Ma era proprio lì, che Sekhmet l’aveva trovata e quasi uccisa. Ma non era quella possibilità a spaventarla. Se fosse rimasta a Palazzo, o anche solo a Tebe, tutte le persone che amava, sarebbero state in pericolo… E questo non poteva sopportarlo, anche se fosse stato vero che la reputavano “una bimbetta ricca e viziata”. Forse… Si sarebbe dovuta allontanare dalla città con una scusa… E sparire. Magari facendo arrivare la notizia della sua morte. Era un pensiero macabro, ma che altro poteva fare? Certo avrebbero sofferto e pianto la sua prematura scomparsa, ma sarebbero stati salvi…
E i suoi genitori? Non avevano forse perso abbastanza figli? Era piccola quando accadde, ma si ricordava di sua sorella, la piccola Het– Heru… Non avrebbe mai voluto farli soffrire, o deluderli… Ma che altro poteva fare? Kore non l’avrebbe molto probabilmente più rivista… Quanto al Faraone e Neferty.. Bè, non che la cosa le facesse propriamente piacere, ma probabilmente si sarebbero consolati a vicenda. Il ché non era un male, visto che immaginava che il Re non avesse proposto alla cugina di essere la sua concubina.. Non avrebbe osato! Non la Gran Sacerdotessa di Amon!! Così come sapeva che la cugina, avrebbe dato una risposta negativa sino a che ci fosse stata lei. E poi Carite, Iras e Lita... Come avrebbe fatto a lasciarle a cuor leggero?
Già… E lei? Cosa avrebbe fatto? Come avrebbe potuto portare a termine la missione che aveva intrapreso, da sola? Si mise seduta, ai piedi di un imponente sicomoro. Era l’albero di Ma’at e non ne era sicura… Ma le ricordava qualcosa. Vi poggiò la schiena, in cerca di quiete, ascoltando e fondendosi con tutto ciò che la circondava.
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