| Venire a conoscenza del nome di Ra, avrebbe significato appropriarsi dei suoi poteri; è per questo che pronunciato una volta soltanto prima della creazione del cosmo, è stato poi nascosto nel corpo del re perché nessuno possa apprenderlo e compiere malefici contro di lui. La grande Iside progetta di colpire Ra attaccandolo nel momento di abbandono che precede il sonno. Ogni giorno, il dio compie sulla sua barca un lungo tragitto, attraversa il firmamento da oriente a occidente. In questo spostamento l'iconografia egizia lo rappresenta in un atteggiamento certo poco lusinghiero per un dio, con la bocca leggermente socchiusa, nell'atto di chi, ormai stanco e debole, per il controllo dei suoi muscoli facciali, non riesce nemmeno più a trattenere la saliva. Iside interviene proprio ora, infatti, impasta la preziosa saliva di Ra con l'argilla e, grazie ai propri poteri magici, dà vita a un serpente velenoso che poi istruisce a mordere Ra. E così Ra in preda ad atroci sofferenza manda a chiamare l'Enneade. Tra i parenti convenuti, c'è anche l'artefice del suo dolore che promette di guarirlo a condizione che Ra le riveli il proprio nome, perché solo così può utilizzarlo nei suoi incantesimi. Il momento è particolarmente delicato e Ra cerca di prender tempo pronunciando altri nomi: "Sono il creatore del cielo e della terra, il costruttore delle montagne, il controllore delle inondazioni, Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno, Atum alla sera." Ma la dea replica che tra quelli non c'è il nome segreto e potenzia gli effetti del veleno. Incapace così di resistere Ra, allontanati gli altri, rivela a Iside la propria vera identità, a patto che giuri di impegnare il figlio a non divulgarla. A noi non è, naturalmente, pervenuto il suo nome, ma il papiro che narra tale leggenda conclude con la trascrizione della formula che la dea utilizza per la guarigione. Ra riacquista così la salute ed Iside si assicura il regno per il figlio.
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