| Dopo l'addio, avvenuto nel tribunale del Duat, Upuat si recò a casa della fanciulla che tanto amava. La sua forza vitale perlustrò la casa, facendo ben attenzione a che non vi fossero servitori nei paraggi, quindi scelse la camera da letto di Iset e si materializzò. Guardò con amore quella meravigliosa stanza, che gli parlava dell'amata e si lasciò commuovere. Dentro di sé moriva alla prospettiva di non poterla più rivedere. Posò lo scettro di Ma'at sulle candide lenzuola del letto e si diresse verso la portafinestra che dava sui giardini. Lì la nebbia, che tutto copre, tutto nasconde, avvolge in silenzio il mattino, mentre Ophois passeggia desolato per i giardini della villa. Le uniche compagne di lui sono le lacrime, che man mano scompaiono anche loro, asciugandosi al calore del sole. Avverte ancora quella dolce fragranza e quella risata cristallina, pura, piena di divertimento, di una ragazzina spensierata, accompagnata dal suo più caro amico, in giocosi divertimenti. Ma ora quel riso non c'è più, è solo un'eco, che presto viene rimpiazzata da un pianto disperato... Nessuna agonia potrà cancellare il suo ricordo pensò il Dio, perché ella comanda la materia di cui son fatti i sogni ed è lo spirito che li anima. Il silenzio l’avvolge, sente solo il battito del suo cuore e la sua anima che trema per lei…gli fa paura questo orribile silenzio. gli manca la poesia dei suoi occhi, che faceva cantare il suo cuore. Passeggia senza pace tra alti sicomori e compatisce la sua stessa anima. Silenzioso, oltrepassa in punta di piedi i limiti della villa e offre alla sua amata ogni fibra del suo essere. Se solo potesse liberare ciò che il suo cuore anela a dire..semplicemente richiamerebbe a sé lontani tremori e sogni. Ma non può chiedere nulla di più tranne ciò che c'è in quei piccoli istanti in cui il suo cuore e quello della donna si sfiorano. Tra le sue braccia ritorna a casa, rivede sé stesso in quello sguardo in cui ha lasciato il suo amore. Lo respira ovunque vada, non c'è attimo in cui la sua mente abbia perso i suoi passi e trattiene per un tempo indefinito la sua luce, riscaldandosi all'ombra del meglio che ha trovato in lei. Iset è in lui come un dono innato e quella consapevolezza lo colpisce duramente mentre vaga disperato e senza meta credendo di aver perso tutto sé stesso. Ricorda ancora quando lo fissava, con i suoi occhi innocenti...oppure le mani delicate, che prendevano le sue...la sua voce... Così imperiosa quando si arrabbiava, così seducente quando gli sussurrava parole dolci... Ora la disperazione sale dentro, è come un incendio divampante, che brucia tutto ciò che è sul suo cammino... Piange e non si da pace…
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