Neferty e Gyasi in visita al Palazzo.

Parevano una comunissima coppia, in visita al favoleggiato palazzo del Funzionario.
Nessuno avrebbe mai potuto pensare che l'uomo dal fascino magnetico fosse in realtà il capostipite dei vampiri e la giovane che lo accompagnava, la Gran Sacerdotessa di Amon.
Gyasi smontò da cavallo, aiutando Neferty a fare altrettanto e la osservò con cura, volendo cogliere ogni emozione sul volto di lei.

La giovane sacerdotessa si fece aiutare a scendere da cavallo.
Sul viso aveva dipinta un'espressione estatica.
Neferty non si era mai sentita così.
La libertà era una cosa fantastica, sublime.
Ora si trovava in compagnia del suo, così gliel'avevano dipinto, più accerrimo nemico, ma si sentiva al settimo cielo e si fidava di lui. Ogni ombra di diffidenza era scomparsa il giorno prima, poiché Neferty era in grado di leggere l'aura e ciò che gli diceva quella del vampiro la rassicurava. Gyasi probabilmente era solo una vittima degli eventi e tutti lo giudicavano per ciò che non era.
La giovane donna si strinse a lui, cercando di non dare troppo nell'occhio e sollevando il viso verso quello di Gyasi disse:

- Sono felice.-

Le carezzò una guancia, sorridendole soddisfatto. Lo affascinava e stupiva come la gioia per le cose semplici illuminava gli occhi azzurri della giovane.
Le cinse con un braccio le spalle e le chiese

Vuoi entrare dunque?

- Si!-

rispose radiosa, guardando lui poi spostando lo sguardo sull'immensa costruzione.
La sua decantata bellezza non rendeva l'idea della magnificenza di quella costruzione scavata nella roccia.
Il luogo e tutto l'insieme davano un'atmosfera di infinito all'ambiente.

- Non riesco a credere d'esser qui!-

La lasciò andare, sciogliendola dal tenero abbraccio, per seguirla nel palazzo.
Gli occhi erano fissi su di lei che tanto pareva emozionata, ma si teneva un poco in disparte, volendo che la fanciulla godesse il più possibile di quei momenti.

La giovane donna si incamminò sempre più affascinata, verso l'enorme edificio.
Non aveva parole per esprimere la sua meraviglia, semplicemente era troppo bello! Tutto quanto!
Procedette su per la grande rampa che conduceva all'entrata e giunta dinanzi al portone, guardò Gyasi.

- Scusa se non sono stata tanto loquace, ma questo posto è fantastico e mi toglie il respiro.-

tentò di giustificarsi.

- Che dici, entriamo ora?-

chiese prendendogli la mano sinistra e stringendola tra la propria.

Non temere, talune volte è meglio il silenzio, soprattutto quando è colmo di un gioioso senso di scoperta...

Strinse a sua volta la mano di lei nella propria, portandola alle labbra in un delicato bacio, senza smettere di fissarla negli occhi.

Andiamo pure.

Neferty notò la gentilezza di Gyasi, la delicatezza con cui la trattava. Come mai una creatura tanto buona, era stata etichettata tanto male da chi non lo conosceva affatto?
Gli sorrise, incamminandosi con lui verso il grande salone d'entrata.
La stanza era riccamente decorata con affreschi bellissimi raffiguranti scene di uccelli, piante sulle sponde del Grande Fiume, giardini in fiore.
Nemmeno il palazzo di Menfi era così bello e così accurato nei dettagli.
Neferty strinse più forte la mano del suo accompagnatore e si guardò attorno.

Le strinse a sua volta la mano, in una sorta di dialogo muto, mentre la osservava.
Pareva una bimba, rapita dalle meraviglie del mondo, cui si affacciava per la prima volta.

- Che ne dici se esploriamo il palazzo nelle aree più nascoste?-

chiese con aria furbetta. Voleva attraversare cunicoli e stanze segrete per rendere il tutto ancor più elettrizzante.

Gli sorrise, passando alla spalle della giovane e chinandosi, per sussurarle all'orecchio

Vorresti forse diventare nebbia e scivolare fra crepe e spiragli? O preferisci essere invisibile ad ogni occhio umano, mia diletta?

- Invero mi piacerebbe molto Gyasi, ma temo non sia possibile.-

rispose lei.

Nulla è impossibile mia cara... Ma temo dovrai avvicinarti a me.

Le rispose suadente, senza ancora lasciare intravedere il proprio volto.
Ma il sorrisino con cui le parlò era ben udibile nelle sue parole.

Neferty si avvicinò, inconsapevole di ciò che stava per accadere. Che fosse possibile diventare nebbia o invisibile?
Stentava a crederci, ma cercò di dar fiducia al suo mentore.

Le cinse la vita, attirandola a sé con sicurezza, fissandola negli occhi...
Ed ecco, un'ombra più pesante parve togliere loro corpo e sembiante poichè scomparvero alla vista altrui.
Come nascosti da un manto, cripresero a camminare vedendo ed udendo ogni cosa, senza essere notati..