Isis

L'astronomia

« Older   Newer »
  Share  
Ameni
view post Posted on 15/6/2007, 14:22




Molto prima della costruzione delle piramidi un’antica popolazione costruì elaborate strutture allineate col Sole e le stelle. Megaliti ed anelli di pietre furono eretti circa 7.000 anni fa nella parte meridionale del deserto del Sahara; essi sono i più antichi allineamenti finora scoperti ed assomigliano ai megaliti di Stonehenge e di altre zone europee che furono costruiti ben 1.000 anni dopo. Questo sito si trova nel deserto della Nubia vicino Nabta ed è formato da un piccolo cerchio di pietre, una serie di strutture piatte simili a tombe (scheletri d’animali sono stati trovati seppelliti proprio qui) e cinque linee di megaliti. Quando queste pietre furono erette il clima era molto più umido e probabilmente un lago si era formato in questa zona ed i pastori portavano qui le loro greggi a pascolare.

Il piccolo anello di pietre, solo 3,5 metri di diametro, è formato da quattro serie di lastre che potevano essere utilizzate per traguardare l’orizzonte, due gruppi sono allineati in direzione nord-sud mentre una seconda coppia di lastre fornisce una linea di vista verso l’orizzonte il giorno del solstizio d’estate. Nabta è vicina al tropico del Cancro ed il sole a mezzogiorno è allo zenith due giorni, circa tre settimane prima e tre settimane dopo il solstizio; in questi giorni gli oggetti non proiettano ombra e forse presso queste popolazioni questo aveva un significato religioso importante.

I ricercatori hanno identificato anche un allineamento est-ovest tra una struttura megalitica e due pietre megalite distanti due chilometri circa ed allineamenti che puntano a nordest e sudest tramite la stessa struttura ed altre due serie di pietre. Queste pietre erano sommerse dal lago durante le sue piene e probabilmente esse erano i marcatori del livello dell’acqua.

Questa organizzazione forse suggerisce una geometria simbolica che unisce l’acqua, il Sole e la morte.

Secondo gli Egizi in principio esisteva solo il Caos (Nun) identificato con l’oceano primordiale in cui viveva Atum che sorse dall’acqua ed iniziò a splendere sotto forma del Sole (Ra). Ra generò due figli: Shu dio dell’aria e Tefnet dea dell’umidità; da questi nacquero Geb, dio della Terra e Nut, dea del cielo. Da questi nacquero Osiride e Seth da cui nacquero Iside Neftis e Horus. Ra si era stancato di regnare sulla Terra e decise di salire al cielo; Nun per aiutarlo chiamò Nut e la trasformò in una mucca, Ra salì sulla sua groppa ma quando Nut si rizzò sulle zampe posteriori si spaventò e Shu la sostenne e da ciò il cielo viene rappresentato sostenuto dalla Vacca celeste sotto il cui ventre splendono le stelle e attraverso il quale la barca di Ra attraversa il cielo nel suo percorso da oriente ad occidente.

Le conoscenze astronomiche egizie non possono essere dedotte da papiri “astronomici” come invece ne esistono per quanto riguarda la loro matematica ma solo dalle raffigurazioni astronomiche che ritroviamo in varie fonti. Queste fonti possono essere suddivise in otto categorie:

1) Coperchi di sarcofagi dell’Antico regno (2.850 - 2.180 a.C.) sui quali compaiono i decani, stelle singole o costellazioni, accompagnati da geroglifici di difficile decifrazione.

2) Coperchi di sarcofagi del Medio Regno (2.133 - 1.786 a.C.) sui quali fanno la loro prima apparizione gli orologi stellari diagonali, vere e proprie effemeridi delle stelle.

3) Dall’inizio del Nuovo Regno compaiono gli orologi stellari diversi dai precedenti in quanto erano indicati le culminazioni superiori delle stelle (transiti al meridiano).

4) Dalla XX dinastia vengono perfezionati gli orologi stellari.

5-6) Due papiri risalenti circa al 144 d.C.; il primo per quanto riguarda i decani e l’altro per quanto riguarda le fasi lunari.

7) Studi sull’orientazione delle piramidi e sviluppo degli strumenti come ad esempio la clessidra ad acqua, il merkhet e gli orologi solari.

8) Dal 300 a.C. compaiono sui soffitti dei templi i primi zodiaci egizio-babilonesi (il più famoso dei quali è quello di Dendera e dal 200 a.C. i primi papiri, scritti anche in greco e democrito, di tipo astronomico-astrologici e testi planetari per a posizione dei pianeti rispetto alle costellazioni. In queste ultime fonti si vede chiaramente l’influenza ellenistica.

Il Merkhet è formato da una foglia di palma avente un intaglio sulla sommità ed una squadra col filo a piombo.

Questo strumento veniva usato per determinare l’asse del tempio o delle piramidi, per osservare il transito al meridiano delle stelle ed anche per misurare i campi. Per conoscere le ore della notte due o più osservatori stavano seduti ad una giusta distanza l’uno di fronte all’altro, secondo l’asse Nord-Sud, tenendo lo strumento nelle mani. La nervatura della palma serviva come mirino con il quale si traguardavano le stelle che culminavano attraverso il filo a piombo della squadra e riferendosi alla sagoma dell’osservatore che volgeva le spalle a sud; un aiutante leggeva l’ora secondo la posizione che la stella aveva sulla tavola stellare.

Questo oggetto, secondo alcune fonti, risale addirittura al 2.600 a.C. Molto probabilmente grazie a questo strumento era possibile nella costruzione delle piramidi raggiungere un grado di precisione di allineamento con i punti cardinali altissimo. Per fare un esempio nella costruzione della piramide di Khufu abbiamo un errore di appena tre primi d’arco!

Per misurare il tempo durante il giorno gli egizi avevano orologi solari o quadranti d’altezza che servivano per indicare l’ora attraverso la variazione della lunghezza dell’ombra e dovevano essere rivolti sempre con lo gnomone verso il Sole ed i modelli più sofisticati erano dotati di un filo a piombo per migliorare la qualità dell’osservazione controllando che lo strumento fosse in piano.

Simili alle clepsidae (clessidre a sabbia) greche ed il loro funzionamento era semplice: veniva riempito fino all’orlo al tramonto del Sole e quando questa era scesa alla prima tacca secondo la scala mensile iniziava la seconda ora. Le pareti interne contenevano quindi 12 scale mensili. Questo sembrerebbe un ottimo strumento ma in realtà si basava sul concetto sbagliato secondo il quale l’abbassamento del livello dell’acqua doveva essere regolare portando così ad errori nella misurazione.

Il calendario civile egizio è diviso in 365 giorni e tre stagioni (akhet = inondazione,; proye o peret = inverno, shomu o shemu = estate) di quattro mesi di 30 giorni ognuna alle quali venivano aggiunti cinque giorni detti epagomeni mentre il primo giorno dell’anno era il giorno della levata eliaca di Sirio (per gli egizi Ascesa di Sothis o Sopdet); in questo modo l’anno era “vago” in quanto col passare del tempo, per la precisione ogni 1.460 anni, il capodanno diventava ogni giorno dell’anno.

I quattro mesi di Akhet sono chiamati: Tekhi, Menkhet, Hathor, Kaherka; i mesi di Peret: Shef-bedet, Rekeh (2 volte) e Renenouti; i quattro mesi di Shemu: Khonsou, Khent-Khat, Epet e Oupt-renpit. Tutti questi nomi derivano dalle principali festività che cadevano durante quel mese.

Oltre al calendario civile abbiamo altri due tipi di calendario, uno lunare risalente circa al 3000 a.C. e quello lunare modificato. (2.500 a.C.)

Il calendario lunare modificato era in accordo col civile grazie all’inserimento del tredicesimo mese ed in seguito esso assunse uno schema in cui la durata dei mesi veniva stabilita da regole fisse che permettevano loro di iniziare con la luna nuova.

A causa della scarsità di ritrovamenti archeologici a puro carattere astronomico non è facile dare un volto preciso alle costellazioni egizie paragonabili a quelle che conosciamo noi ed anche le identificazioni possono dare adito a discussioni; resta comunque una uranografia molto semplice e legata ai moltissimi dei e riti religiosi praticati durante le loro festività.

Le pochissime informazioni che abbiamo sono quelle ricavabili dagli orologi stellari riprodotti sui sarcofagi delle mummie e dai soffitti dei templi (soprattutto quello di Hathor a Dendera).

I primi esemplari di orologi stellari risalgono al 2.000 a.C. circa e vi sono raffigurate principalmente tre costellazioni: Orione (Osiride), l’Orsa Maggiore (la zampa del Toro) e il Drago (un ippopotamo con un coccodrillo sulla schiena) nonché la stella Sirio (raffigurata nelle vesti della dea Sothis); purtroppo esiste una possibile variante a questa interpretazione: la zampa del Toro o palo d’ormeggio potrebbe essere l’Orsa Minore, il Toro l’Orsa Maggiore e l’ippopotamo la costellazione del Boote.

La costellazione di Orione veniva chiamata l’anima di Osiride. La rappresentazione classica greca vede nel cielo il combattimento del cacciatore Orione con il Toro mentre per gli antichi egizi questa scena cambia totalmente. Osiride governava due regni: quello del cielo e quello dell’Oltretomba e nelle bende che avvolgevano le mummie indossa la bianca corona d’Egitto che è appunto la costellazione che noi chiamiamo Toro.

Sotto la costellazione d’Orione abbiamo la costellazione del trono di Osiride o secondo altre tradizioni la Corona Rossa.

La leggenda di Osiride nasce con Thoth che introdusse tutte le arti e le scienze in Egitto compresa l’Astronomia e l’arte dei geroglifici ed era la rappresentazione di Mercurio per gli egizi e come per i greci era anche il messaggero degli dei.

Il faraone era divino e dopo la sua morte diveniva l’anima di Osiride.

Nel soffitto della tomba di Senmut Orione e Sirio sono raffigurati sulla propria barca e soprattutto la raffigurazione di Orione è curiosa in quanto sono riprodotte le tre stelle della cintura ed accanto a loro una figura tondeggiante che molto probabilmente è identificabile con la nebulosa! Grazie al clima secco e la pulizia del cielo molto probabilmente fin dai tempi più antichi gli astronomi si erano accorti della presenza di questo oggetto peculiare.

Una presenza costante nelle rappresentazioni presenti nelle tombe è quella di un dio dalla testa di falco che in alcune rappresentazioni sembra colpire il Toro con una lancia oppure tenerlo legato con una fune (Boote?).

La più importante rappresentazione delle costellazioni egizie resta comunque il soffitto del tempio di Hathor a Dendera con il suo zodiaco circolare e risale a pochi decenni a.C. (una possibile datazione fa risalire l’inizio dei lavori al 54 a.C. ed il suo termine al 21 a.C.) e mostra chiaramente l’influenza della cultura assiro-babilonese attraverso i greci; infatti in esso sono disposte le 12 costellazioni zodiacali,che hanno molto probabilmente una nascita sulle rive del Tigri e dell’Eufrate circondate dalle costellazioni egizie e risulta essere la mappa più completa di tutto il cielo antico.
Fin dalle primissime dinastie erano conosciuti,come in tutte le altre tradizioni antiche grazie al movimento rispetto alle stelle fisse, cinque pianeti ma venivano indicati in un ordine differente: Giove, Saturno, Marte, Mercurio e Venere.

Giove era una delle rappresentazioni di Horus, rappresentato con una divinità con la testa di falcone in piedi su una barca e con una stella sulla testa e veniva chiamato stella risplendente o servitore del sud.

Saturno era ancora una volta un aspetto di Horus e veniva chiamato la stella orientale che attraversa il cielo o Horus il toro; un’altra rappresentazione era quella del Dio Ptah.

Marte era Horus il Rosso o Horus all’orizzonte.

Mercurio era Seth nel crepuscolo serale ed un altro dio non ben identificato nel cielo mattutino e veniva chiamato il servitore del nord.

Venere è fonte di diverse interpretazioni: Uati come stella serale e Tiu-Nutiri come stella che preannuncia il mattino ma anche Hathor e Bastet (la dea gatto) rispettivamente dea dell’amore spirituale e dell’amore fisico.

Leggendo i Testi delle piramidi di Unas, Bauval si ritrovò a riflettere su alcuni brani dove il sovrano dichiara che il suo spirito “è una stella”. Questa affermazione è solo una metafora per indicare la sua immortalità oppure va presa letteralmente? Negli stessi testi vi sono precisi riferimenti alla costellazione di Orione: «O Re, tu sei la grande stella, compagno di Orione, che attraversa il cielo con Orione».

Si sa che la costellazione di Orione era sacra per gli antichi egizi, i quali la identificavano con la dimora del dio Osiride, il sovrano del regno dei morti e compagno di Iside. Bauval si chiese se questi riferimenti a Orione, che oltretutto si trova in una regione stellare relativamente vicina al Cane Minore e quindi a Sirio, non potessero essere la chiave per risolvere il mistero delle piramidi. Quando ebbe modo di osservare una veduta aerea del sito archeologico di Giza, Bauval notò la particolare disposizione delle tre costruzioni principali. Le più grandi, quelle di Cheope e Chefren sono perfettamente allineate tra loro. Sarebbe possibile tracciare una linea retta tra l'angolo nord-est della Grande Piramide e quello sud-ovest della piramide di Chefren. Diversamente, la piramide di Micerino risulta spostata rispetto a questa linea, oltre ad essere, tra le tre costruzioni, quella più piccola. Come può spiegarsi questa singolare anomalia? La risposta, secondo Bauval, va cercata alzando gli occhi al cielo.

Se si osserva la costellazione di Orione si nota che le tre stelle della cintura di Orione (Zeta, Epsilon e Delta) sono disposte esattamente come le tre piramidi di Giza. Dunque la Piana di Giza poteva essere la riproduzione monumentale di quella regione celeste, compresa la Via Lattea, in questo caso rappresentata dal fiume Nilo. Infatti gli egiziani concepivano la Via Lattea come una controparte celeste del loro fiume. Ogni anno attendevano con ansia la piena del Nilo, che era insieme una benedizione e una fonte di preoccupazione: avevano bisogno del fertile limo che il fiume trascinava con sé dagli altipiani dell'Etiopia e avevano bisogno che i campi fossero irrigati, ma nello stesso tempo avevano paura che il livello del fiume potesse salire troppo e inondare le loro case. Erano convinti che l'inondazione annuale fosse controllata dagli dèi, e in particolare dai patroni dell'Egitto, Osiride e Iside.

A loro sembrava che l'elemento scatenante della piena, che si verificava a metà dell'estate, fosse la prima apparizione della stella di Iside, Sirio, dopo il periodo annuale in cui restava invisibile. Questa apparizione era preannunciata dalla levata precoce di Orione e, quindi, gli egiziani osservavano con acuta anticipazione le stelle di questa costellazione che confina con la Via Lattea. In tutto questo c'era, comunque, anche un altro aspetto. Gli egiziani credevano in un aldilà celeste in cui speravano che le anime trasmigrassero dopo la morte. Il Libro dei Morti, illustrato sulle pareti di alcune delle piramidi più tarde, fornisce ampie prove del fatto che lo immaginavano situato nella costellazione di Orione. Tutte le sepolture avvenivano sulla riva occidentale del Nilo che, insieme con i campi delle piramidi, simboleggiava la regione di Orione sulle sponde della Via Lattea.

Nel linguaggio rituale il trasporto di un cadavere attraverso il Nilo per la sepoltura era connesso, in qualche modo, con la traversata da parte dell'anima del Nilo celeste, la Via Lattea, per raggiungere il paradiso sul quale regnava Osiride. La Via Lattea, dunque, era il fiume dei morti, lo Stige primordiale che i morti dovevano superare se volevano raggiungere l'aldilà. La funzione delle piramidi egizie, per quanto possiamo capire, era di assistere il faraone in questo viaggio sfruttando la scienza delle corrispondenze: come in cielo così in terra.

Si riteneva che il faraone, attraversando il Nilo, sottoponendosi a certi riti e facendosi seppellire in una piramide, si accertasse che la sua anima non solo sarebbe ascesa fra le stelle di Orione ma sarebbe addirittura diventata una stella essa stessa. Secondo Bauval la connessione fra le piramidi egiziane e la mappa celeste è fin troppo evidente. Ma se esiste un tale legame, dovevano esserci altre piramidi nei posti corrispondenti alle altre stelle. Bauval scoprì che la piramide di Nebca ad Abu Ruwash corrisponde alla stella del piede sinistro di Orione e la piramide di Zawyat al Aryan a quella della spalla destra. Altre piramidi collegate alle stelle di Orione non sono state scoperte, forse non sono mai state costruite.

Contro questa ipotesi abbiamo dei dati di fatto: la linea che collega le tre piramidi curva verso Sud mentre la cintura piega verso nord; l’angolo che la linea che collega le piramidi forma col Nord era di circa 50 gradi contro i 38 ipotizzati da Bauval, il corso del Nilo era molto variabile a causa delle sue piene annuali e non è possibile dire con precisione come scorresse 12.000 anni fa. Resta comunque il fatto che all’interno di ognuna delle piramidi di Giza furono costruiti dei corridoi o condotti d’aerazione che al tempo della costruzione (circa 4.500 anni fa) puntavano verso stelle ben precise tra cui quelle della cintura ma questo conferma solo l’identificazione con Orione del faraone e la sua aspirazione alla Douat (il regno dei cieli) identificato con il cielo settentrionale dove si trovano le stelle circumpolari (stelle imperiture).

L’antico Egitto e gli egiziani restano uno dei più grandi misteri dell’antichità e la loro astronomia, che come abbiamo visto resta un’astronomia pratica basata sul bisogno di costruirsi un calendario per regolare le attività di tutti i giorni, mantenne la propria indipendenza fino al VI secolo a.C. per poi evidenziare l’influenza mesopotamica, mantenendo contemporaneamente il proprio mistero e solamente ulteriori scoperte archeologiche o una migliore interpretazione dei geroglifici potrebbero togliere il velo di mistero che avvolge la terra solcata dal fiume Nilo.






wow... erano proprio intelligenti

estratto da http://www.racine.ra.it/planet/testi/egizi.htm
 
Top
Aishwarya Rai
view post Posted on 14/11/2007, 11:58




mi sono messa di impegno, e ho letto tutto pur avendo un mal di testa pazzesco @_@
beh sì.. il popolo egiziano ne sapeva più di tutti.. non a casa sono definiti come uno dei popoli più innovativi!
inoltre persino gli studiosi di oggi rimangono stupiti dalla precisione dei loro calcoli!
 
Top
1 replies since 15/6/2007, 14:22   620 views
  Share