| Nitocri era finalmente giunta nelle vicinanze di Edfu. Sollevò lo sguardo al cielo. Il Sole era allo zenit ed era cocente. Si calò un altro pò il cappuccio del mantello sul viso, ma non sarebbe servito a molto, lo sapeva sin troppo bene. Non appena raggiunto il primo agglomerato di casupole, si poggiò ad una delle pareti in ombra a riprendere fiato. Ormai le scorte di viveri ed acqua che sua madre le aveva lasciato, iniziavano a scarseggiare ed aveva ben poche monete con sè. Eppure neppure un'ombra di malumore o scoramento, oscurò gli occhi verdi della giovane. Solo un sospiro ed un'alzata di spalla. Volse il capo verso sinistra, cercando di scorgere qualche dettaglio in più della cittadina dove era arrivata. E quel che vide le mozzò il fiato. Eppure non seppe spiegarsi perchè. Era abituata alla vista dei templi, ne aveva visti di ogni genere e grandezza. Ma la visione di quel tempio la commosse ed emozionò. Si ergeva solitario, imponente, eppure non aveva la mole massiccia di molti altri. Era il perfetto connubio di forza ed armonia. Avrebbe attraversato i tempi, sopportato pioggia, tempeste di sabbia e Sole, rimanendo a vegliare dolcemente sull'Egitto. Si alzò e riprese a camminare quasi ipnotizzata. Salì i primi scalini ed alzò il capo. Le imponenti colonne recavano ancora i segni di pitture, ma di certo dovevano essere restaurate. Corse con lo sguardo sino ai capitelli e poi più su, osservando il simbolo della Dea Ma'at. La Dea della verità e della giustizia, dell'armonia e della Regola. Chiuse gli occhi chinando il capo con profondo rispetto, toccandosi con la punta delle dita sottili prima la fronte, poi il cuore e le labbra per infine mostrare il palmo della mano al cielo. Mosse pochi passi sicuri e leggeri, entrando nel tempio. Era assai spoglio, eppure quel poco che rimaneva, sembrava curato. Eppure non si sentivano i canti che a quell'ora animavano i templi. Era disabitato? Prese a guardarsi intorno con occhi meravigliati. Il caldo, la sete o la fame, non esistevano più. Esisteva solo quella piccola certezza che andava crescendo nel suo petto.
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